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Vela: ARTICOLI : Senza confini e paure :

 

Senza confini e paure

Luigi Bertanza intervistato dal Corriere

Non ci vedo ma navigo senza confini e paure»
Gigi Bertanza, cieco dall'età di 6 anni, campione di vela.
Il bresciano è anche sciatore: «Faccio discese agonistiche»


BRESCIA - Si dice che i mari e i laghi sono gli specchi trasparenti del cielo e che le guglie delle montagne sono le dita delle nostre mani protese verso il cielo.
In uno speciale arcobaleno dove il verdeazzurro estivo dell'acqua sposa il bianco invernale della neve.
E la presunzione è che per tutti sia così fino a quando non s'incontra questo sereno giovane bresciano, che si batte sull'acqua e sulla neve percependo un solo colore del mondo: il nero del buio. Gigi Bertanza, cieco da 30 dei suoi 36 anni, è uno di quegli eroi che costruiscono miracoli con la fede e con la straordinaria dignità di non piangersi addosso «soltanto» perché il destino li ha crudelmente mutilati.
Sorride quando ci racconta che ha cominciato a sciare e naturalmente già da tempo non vedeva «all'età di 23 anni. Il merito è di certi volontari.
Ho imparato abbastanza bene adesso faccio anche sci agonistico: slalom, superG e ogni tanto discesa. Sono stato a Tignes e poco fa a Soelden per un raduno di allenamento.
Nell'arco dei miei impegni ci sono le gare di Coppa Europa per disabili. E da fine gennaio al 6 febbraio prossimi i Mondiali in Austria, sempre che mi convochino».
Dunque, con un paio di normalissimi sci, Gigi si butta senza vedere...
«Ma ho una guida che mi precede. Ha un microfono e una cassa con megafono sulle spalle.
Mi dà i comandi e io eseguo. È così che ho vinto dei titoli italiani in superG. Non ho paura.
C'è quel po' di tensione che però vale pure per i campioni normodotati: io li ammiro per i livelli che raggiungono. Certo: loro godono osservando gli scenari meravigliosi della montagna, io comunque godo immaginandoli, perché tengo scolpiti nella memoria i profili di tutto quello che la mia prima infanzia ha avuto il tempo di regalarmi».
E l'amore per la vela? «È nato nel 1996, tramite il signor Gaoso, che ha creato il progetto Homerus per fare imparare ai non vedenti ad andare a vela in modo autonomo.
È un progetto nato a Bogliaco sul lago di Garda.
Oggi l'obiettivo è creare un particolare strumento satellitare parlante che dà sempre la posizione e consente di far navigare una barca con un equipaggio formato tutto da non vedenti». Ha vinto un Mondiale a Gargnano sul Garda e tre titoli italiani dei quali l'ultimo, tre mesi fa (in mare) a Genova. Ha comprato con un amico ipovedente un «Protagonist» da 7 metri e mezzo che sta sul Garda: «Io posso portare qualsiasi tipo di barca».
Resta la curiosità di capire come s'intreccino per lui i diversi profumi dell'acqua e della neve, del mare o del lago e della montagna. Qual è il più intenso? «In mare, sul lago o in montagna io avverto un solo profumo dominante: quello della libertà. Il mio è un buio particolare, che mi nega i paesaggi ma che lascia spazio alla luce della fantasia, un bene che non ha prezzo».
Non ha mai visto Veronica, che ha sposato un paio d'anni fa, né la piccola Virginia. Che cosa prova come marito e come padre? «Con Veronica il feeling è nato sulle piste da sci.
Lei aveva fatto la scuola di Educatrice professionale e una tesi su «Lo sci per disabili». Tramite amici di Brescia ha saputo che io sciavo e allora è venuta a vedermi. Così ci siamo conosciuti... e sposati.
Anche noi, come tante coppie normali, abbiamo momenti di crisi. Ma sono più frequenti i momenti d'intesa e di felicità.
Quanto a mia figlia, l'adoro. È bellissima». Tutti gliela descrivono e tanto gli basta per sapere che è bellissima. Non c'è buio che possa oscurare questa certezza.
Carlo Grandini

 
Tebaide Web Agency