Homerus e la magia della vela - Toscolano, 23 Maggio 2010
Da qui inizia la storia.
Un caro amico davanti a un tavolo Cubano bandito da Manioca fritta e birra gelata mi chiede se sono disponibile a fare da osservatore a bordo delle imbarcazioni per i match race di domenica 23 maggio sul lago di Garda per il circuito match-race Homerus.
Preoccupato rispondo: ma non lo ho mai fatto.
L’amico risponde: dai che non è difficile.
Allora rispondo di si e da qui inizia l’avventura.
Domenica mattina sul presto salpiamo da Venezia io e Sabrina, passiamo a Padova a recuperare il nostro amico di sempre e via verso il lago.
Quest’amico ha una idea, arrivare sul campo di regata con la sua barca per fare vedere alla Sabrina i match- race direttamente dalla barca e non dalla riva.
Così lascio la Sabrina con il caro amicone e mi dirigo sui campi di regata.
Traffico e le batterie della barca di questo amico che fanno i capricci mi fanno arrivare leggermente in ritardo.Parcheggio e mi avvicino al molo.
Le boe sonore sono in azione, suoni articolati e ancora misteriosi per me ( anche se a dire il vero ho provato con notevole insuccesso ad utilizzare il simulatore di Homerus ).
Vedo le barche impegnate in un volo, mi sbraccio sulla riva e attiro l’attenzione del gommone di assistenza, dove un istruttore più in forma che mai arriva a recuperarmi.
Sono a dire il vero preoccupato, non avevo prima d’ora mai fatto l’osservatore a bordo.
Chiedo informazioni all’istruttore e lui con il solito sorriso mi guarda e dice: ma dai che sei bravo.
Bravo di che? Non lo ho mai fatto.
Salgo sul gommone e ci avviciniamo alle barche di Homerus che stanno completando il volo.
Vento debole da peler e onda residua rendono il match molto tecnico.
Ho visto le barche di Homerus e i suoi marinai sui video e sulle foto, li ho visti l’anno scorso dalla riva dove rapito dai suoni e dalle manovre degli equipaggi cercavo di carpire gli ingaggi, i diritti di rotta e le raffinate manovre di prestart.
Questa volta ci sono vicino a poche lunghezze.
Vedo i marinai a bordo, vedo come manovrano, sento a tratti le loro voci concitate durante lo start.
Rimango rapito dalle manovre strette delle imbarcazioni, soprattutto quando la prua di una di esse cerca di prendere la poppa dell’altra.
Virate e abbattute si susseguono a ritmi sempre più incalzanti, inizia il match.
Le barche sulla linea verso la boa di bolina, si incrociano in un valzer a tempo di raffica e onda.
Arrivati alla boa al vento cambia la musica, si spegne la boa di bolina e inizia il richiamo del cancello di poppa.
Le barche vicine, il vento salta e il campione di sempre si perde in una poppa a dir poco impossibile da farsi da quanto il vento gira.
Termina il volo e ci accostiamo con il gommone per cambiare gli equipaggi.
Grandi saluti agli amici che sono a bordo, con sorpresa mi chiedono come và e a bordo vedo un ex corsista di ventolibero.
Che soddisfazione trovo un settantenne che l’altro anno non sapeva andare in barca a vela, gli ho fatto il corso, lo ho portato in barca, a qualche manifestazione velica al salone di Venezia e….ora me lo ritrovo atleta di Homerus project.
Quale più grande soddisfazione per un istruttore di ventolibero , quale grande emozione ho provato come marinaio.
Indescrivibile, mi sono emozionato.
Ancora preso dalle emozioni salgo a bordo dell’imbarcazione, mi presento all’equipaggio.
Chiedo informazioni sui termini da usare in caso di collisione.
Rispondono in coro: tranquillo.
E’ la prima volta che salgo a bordo delle imbarcazioni di Homerus, una barca simile alla mia, anche i suoi movimenti lo sono e in pochi secondi mi piazzo sicuro nel tambucio.
Un occhio a prua e l’altro a seguire i movimenti di questo equipaggio.
La radio gracchia e si iniziano le procedure di partenza.
Al segnale l’equipaggio si trasforma, marinai non vedenti apparentemente tranquilli in un secondo si trasformano in ululanti velisti.
Manovrano e confabulano tra loro alternando urla sussurri tra loro per cercare di posizionarsi sul campo.
Ci siamo, allo start dopo mille manovre partiamo davanti al mio amico di sempre, il quale cerca da subito di manovrare per darci una penalità.
Il gioco non gli riesce, sfila a poppa mure a dritta a meno di una lunghezza.
Noi allunghiamo, il vento rifiuta, gira, quasi cade ma teniamo duro.
Siamo alla boa di bolina, il leggero scarrocco e la corrente ci portano sulla boa.
Non posso parlare, il cuore mi batte forte.
Sento l’equipaggio discutere animatamente sulla manovra per l’approccio in boa.
Siamo a meno di due lunghezze e la boa si avvicina.
Si avvicina. Si avvicina ancora.
Il suono aumenta, la boa urla la sua presenza a meno di una lunghezza dal mascone, il mio corpo rilegato e prigioniero nel tambucio.
Cerco di fuggire dalla boa e dalla barca.
Il cuore mi si ferma, vedo la boa sfilare sulla fiancata a meno di 40 centimetri.
Un unico pensiero mi colpisce: ma questi non vedono.
Sono commosso, affascinato dalla conduzione dei due marinai non vedenti, sembra impossibile da vedere, ma io l’ho vissuto e ho vissuto questa esperienza con loro.
Ero la.
Impossibile descrivere lo scatenarsi di emozioni provate in quel singolo istante.
Per un attimo mi sono sentito anch’io un eroe della vela.
Leggerlo sulle riviste, vederlo da lontano, sentirlo raccontare dagli istruttori o dai testimoni è una cosa, viverlo a bordo è stata una delle più intense esperienze nei miei trentadue anni di vela.
Sembra impossibile come un singolo istante riesca a stravolgerti l’esistenza velica.
Ho navigato con i non vedenti, ma mai nei match race.
A terra uno del circolo che ci ospitava per scherzare con i ragazzi sbotta a voce alta: bravi ragazzi come quelli veri.
La risposta dei ragazzi di Homerus non si fa attendere: ma siamo quelli veri.
Allora sogghignando ho pensato ai tanti grandi della vela come Pelaschier, Ricci, Tosi, Dal Bon, Onorato e Sodini come si sarebbero comportati bendati a regatare in quella situazione.
Terminiamo il secondo giro, siamo all’arrivo, il vento salta, gira in Ora.
Siamo al traguardo e la boa di bolina suona ancora.
I ragazzi a bordo si chiedono perché, poi la risposta arriva da sola.
Il mio caro amico lotta tra i buchi di vento fermo alla boa di bolina.
Tagliamo il traguardo.
Il vento muore come un rispettoso segno di deferenza nei confronti dei vincitori di questo volo.
L’umpire sospende i voli, si torna a terra.
Ci chiedono se vogliamo un rimorchio, i ragazzi a bordo rifiutano orgogliosi e la timoniera dopo pochi attimi mi cede la barra.
Quale onore. Entriamo trionfanti nel porticciolo.
Disarmiamo, ormeggiamo, scendiamo a terra.
Arriva lui, il grande uomo, Gaoso.
Con il suo aperto sorriso di sempre mi fissa e sbotta: allora come è andata?
Sono rimasto in silenzio con un sorriso da ebete, non trovavo le parole e lui rincara: e allor,a com’ è andata?
Di solito chi mi conosce sa che sono loquace quanto logorroico nelle mail, ma in quell’istante mi è uscito solo un: BELLO.
Arriva la Sabrina con la barca dell’armatore non vedente.
Anche lei mi chiede: come è andata?
Rispondo solo “ BELLO”, accompagnando lo sguardo della Sabrina verso le ragazze e i ragazzi di Homerus.
Questa volta non ho fatto i nomi degli atleti e dei luoghi durante il racconto, perché ho volutamente cercato di scollegare le persone e i posti dalle sensazioni che ho vissuto.
Ho cercato di depurare un tipico rendiconto di un match race, in un racconto fatto di emozioni, di sensazioni, di amore per la vela.
Posso assicurarvi che in un ora di march race con gli equipaggi di Homerus ho vissuto le sensazioni, le emozioni e l’esperienza più gratificante della mia esperienza velica.
Per questo mi permetto di ringraziare il grande uomo, il suo vice, le autorità presenti alla premiazione, e i marinai di Homerus.
Inoltre è giusto ricordare l’operato di chi ha reso possibile questa grande festa della vela:
Mario - Volontario che fà il caronte con il gommone
Adriano - observer di nuoverotte
Patucelli - volontario homerus
Isidoro - observer
Giulio - volontario homerus
Sabeni - Volontaria
Carlo - Volontario
Federico - volontario che purtroppo non è venuto per rottura della macchina
Alcide - presidente circolo vela Maderno
E tutte quelle persone senza nome dai grandi sorrisi che ho incontrato a Toscolano.
Buon vento
Stefano - observer per un volo
Alias Stefano di ventolibero