Lago di Bilancino, 2008
L’auto filava salendo le rampe selvose del Mugello, sotto il solito cielo imbronciato di questa strana fine di primavera. Stavo ripercorrendo al contrario la strada che nel 1315 portò l’anziano cavaliere Gherardo de’ Buondelmonti e tutta la sua gente, dal castello di Barberino alla Valdinievole, cercando gloria e ventura sotto le insegne guelfe e trovandovi, invece, la morte nella battaglia di Montecatini.
Anche se sempre di intrepidi cavalieri si parla, l’occasione odierna è infinitamente più fausta: il 12° Campionato Italiano “Homerus” di Vela, che ha fatto scendere in lizza sulle acque del Lago di Bilancino, il fior fiore della “italica cavalleria velistica” formatasi alla scuola velica gardesana.
Uno dei miei compagni di viaggio è Leo Iozzelli, presidente dello Yacht Club Montecatini. Leo è una persona sensibile, impegnato con il suo club in progetti sull’integrazione dei diversamente abili, ma ancora inconsapevole e scettico sulle potenzialità veliche dei non vedenti. L’ho tormentato così a lungo su questa storia, che non ha potuto esimersi, volente o nolente, dall’accompagnarmi.
La prima tappa è all’Hotel Barberino, poco dopo l’uscita dell’autostrada. C’è un po’ d’emozione nell’abbraccio col “Patu”, Alessandro Patucelli, uno dei “vecchi” istruttori di Homerus, che ha avuto l’onere, insieme a Claudio Valle di insegnarmi quel poco che so della vela (non perché non siano stati bravi loro, piuttosto perché sono “de’ coccio” io…)e con gli atleti: alcuni li conosco piuttosto bene, altri un po’ meno, ma la cordialità dell’accoglienza è generale.
Poi c’è l’incontro con Alessandro Gaoso, “il Grande Vecchio” di Homerus nella hall dell’albergo. Sono con lui, Dino Chiappini, responsabile delle relazioni esterne di homerus e Sante Bonomo delle Cantine Valtenesi, sponsor storico dell’associazione.
All’inizio dell’incontro, non posso fare a meno di ritornare con la mente a quattro anni fa, all’ultimo giorno del corso di vela, quando improvvisamente mi ritrovai “Gaoso il terribile” in barca, intenzionato a fare delle prove con l’ATNA. Ero al timone e mi ritrovai in preda al più fantozziano “marasma totale”, quasi immemore di tutti gli insegnamenti ricevuti dal paziente lavoro del “Patu” e di Claudio.
“Poggia! Se ti dico poggia, devi poggiare!”, mi urlava da prua . Già, come se fosse stato facile fare anche la cosa più banale in quella situazione… Comunque sopravvissi e sopravvisse anche il mio amore per la vela.
Oggi, disteso e cordiale, Alessandro ha voluto esordire nel suo scambio di battute con Leo, precisando, giustamente e da subito, la differenza fra un velista non vedente ed un passeggero non vedente di una barca a vela: “Un equipaggio di vedenti con un non vedente a bordo, inevitabilmente, metterà quest’ultimo da qualche parte, in un posto dove non intralci le manovre. Difficilmente lo farà collaborare alla gestione della barca, e se lo farà, sarà sempre in posizione di esecutore passivo, ma mai e poi mai gli lascerà la conduzione della barca stessa. Il metodo Homerus, fa sì che siano i non vedenti a stabilire se la barca sta seguendo la “proper course” la rotta corretta, se le vele sono a segno, se è il momento di virare oppure no.”
Spiego ad Alessandro che Leo è lì, proprio per rendersi conto di persona di che cosa riescono a fare i non vedenti con una barca a vela e colgo l’occasione per chiedere a che punto sono le procedure per l’accesso della vela Homerus alle manifestazioni internazionali importanti come Olimpiadi o Paralimpiadi.
“E’ una strada lunga.” Mi risponde sospirando “Le Nazioni che aderiscono al metodo Homerus sono Israele, Svizzera, Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Spagna e naturalmente, Italia. Ma se hai notato il nome è “Para – limpiadi” e non “Para olimpiadi”.
La manifestazione non è sotto i cinque cerchi olimpici, il CIO non ha concesso il simbolo ed il nome “olimpico” all’altro comitato, che ha vita, sponsors e federazioni proprie. Non è una questione facile: l’ideale sarebbe se alle Olimpiadi ci fosse una classe particolare, come ci sono le specialità uomini e donne, riservata a questi atleti.”
Lasciamo la hall dell’albergo. Gli atleti si sono già portati sul bacino di gara, presso la base del Circolo Nautico del Mugello e noi li raggiungiamo.
Le acque dell’invaso artificiale sono ferme. Sui colli circostanti rimbalza il brontolìo lontano di un tuono, c’è appena una capricciosa e salterina bava di vento, ma nella base nautica si avverte un gran fermento. C’è appena il tempo per conoscere il presidente del Circolo, Luigi Mercatali. “Oggi, a pranzo siete nostri ospiti!” ci urla mentre scappa all’ennesima riunione con gli Umpires e con gli Observers: c’è da ultimare il round robin e da approntare le semifinali, semprechè il vento abbia intenzione di collaborare .
Dalle informazioni che ho raccolto, uno dei grandi fautori di questa manifestazione ben riuscita è lui. Oltre a lui, non vanno dimenticati i soci del circolo ed alcuni angeli in incognito, le socie e le mogli dei soci del circolo, sovrane incontrastate della cambusa a disposizione di tutti e premurose hostess dell’evento .
Mentre Leo viene ingaggiato come observers sul gommone (c’è un solo posto disponibile e, per una volta, quello che deve apprendere è lui…) Faccio un giro per la base nautica. Effettivamente hanno fatto un bel lavoro, sistemando il piazzale, il molo con la ringhiera ed i percorsi accessibili. Insomma, ci si accorge che alla base del lavoro messo in opera, c’è l’ascolto delle esigenze di coloro che poi fruiscono delle strutture realizzate, senza traccia della “sindrome dell’esperto”, che sa tutto e non ha bisogno di confrontarsi con nessuno, tanto diffusa fra coloro che lavorano con i diversamente abili.
Poiché il vento continua a non dare segni di sé, spuntano le carte e gli aneddoti sulle precedenti giornate di gara. Esce fuori la storia di un timoniere killer (anzi, “una timoniera”, di cui l’etica mi impedisce di rivelare il nome…) che avrebbe speronato la barca avversaria, lacerandole la randa e che, di conseguenza, sarebbe la causa del ritorno del vecchio adagio maschilista che: “le donne…neanche in bicicletta dovrebbero andare!”.
Approfittando del momento di stand by, riesco a scambiare due parole con gli atleti. Faccio conoscenza con Luigi Bianchetti, uno degli ultimi prodotti del vivaio Homerus, saluto Silvia Parente, campionessa paralimpica di slalom gigante di sci, che ebbi la ventura di conoscere davanti ad una cupola di tortellini a Bologna, in occasione del “Rockbox Day”, Gigi Bertanza, il “Soldini de’ noartri”, un vero campione di questo sport, nonchè colui che mi trascinò fino a Bogliaco da Homerus e la gentile ed efficientissima Elisabetta Bardella. Scherzo con Danilo Malerba ed Andrea Pesaresi. Danilo è una benedetta testa quadra, che vuole fare tutto a modo suo, ma è uno dei principali promotori della vela in Toscana ed il compassato Andrea è un gran bel timoniere. Li conosco da un po’ di tempo, perché condivisi con loro l’esperienza del TAN a Livorno ed alcune uscite con l’Assonautica sempre di Livorno, anni or sono.
Ed ecco lì Egidio Carantini, l’uomo a cui Bill Gates chiede consigli di informatica, Antony Bersani, il velista che non si arrende mai, neanche se deve regatare contro Russel Coutts, ed i veterani Alessandro Malipiero, Anna Gamba, Enrico Sosio e Giovanni Bosio, per non parlare della simpatica Diana Tromboni.
A metà mattinata, finalmente, il lievissimo tintinnare delle drizze sulle barche ormeggiate, si trasforma nel robusto scampanìo, tanto caro a chi va a vela: madames et messieurs, voilà le vent!
Carte e schiacciatìne spariscono in un attimo, gli equipaggi impegnati nelle prime tre regate della giornata si preparano rapidamente.
Immagino le sagome slanciate dei J-24 ormeggiate al largo, mentre rollano dolcemente, in attesa dei loro equipaggi, dei loro cavalieri, trattenute alle bitte come puledri trattenuti dal morso.
E la gara, quella vera, ricomincia. Le regate “a bastone” (bolina/poppa, bolina/poppa) di match race, uno-contro-uno, si susseguono, impietose e al massimo dell’agonismo sportivo.
A terra, al di sopra dei calcoli di piazzamento fatti ad alta voce dagli equipaggi non impegnati nelle regate ed alle poche, maligne goccie di pioggia, , la radio gracchia le laconiche comunicazioni di servizio: “Overlap! Overlap! (ingaggiati! Ingaggiati!”, oppure le modifiche del percorso, imposte dal vento, fino alla “Black flag” in cui incappano Anna ed Enrico per non aver effettuato subito una delle due penalità inflitte loro dagli Umpires.
Alla base, arriva anche il sindaco di Barberino, Giampiero Luchi, per portare il suo saluto agli equipaggi ed a Mercatali, dando l’appuntamento a domenica, il giorno delle premiazioni.
Ed a proposito di premiazioni, poiché il campionato è stato serio, maledettamente serio, anche perché la prova ha rappresentato la selezione fra gli equipaggi italiani per il mondiale settembrino sul Lago d’iseo, qui di seguito è riportata la classifica finale al termine del round robin, delle semifinali e delle finali.:
timoniere prodiere
1° PARENTE SILVIA MALIPIERO ALESSANDRO
2° PESARESI ANDREA MALERBA DANILO
3° BERTANZA LUIGI BARDELLA ELISABETTA
4° GAMBA ANNA SOSIO ENRICO
5° BIANCHETTI LUIGI xxxxxxxxxxxx
6° BERSANI ANTONY BOSIO GIOVANNI
7° TROMBONI DIANA CARANTINI EGIDIO
Dopo un gustoso piatto di penne all’arrabbiata ed un buon bicchiere di vino, la mia giornata ai Campionati italiani di Vela Homerus, volge al termine. Metà degli equipaggi sono in acqua, così come Alessandro Gaoso e Luigi Mercatali. Leonardo ed io salutiamo gli atleti e i nuovi amici del Circolo che sono lì e ce ne andiamo.
“Se non l’avessi visto con i miei occhi, non l’avrei creduto possibile…” è il commento di Leo in macchina. Già… sono in molti, fra coloro che ci vedono e coloro che non ci vedono a non crederci. Ma Alessandro Gaoso ed i suoi cavalieri del vento continuano imperterriti a seminare amore per la vela e passione agonistica.
Non resta che sperare che il seme gettato nello Yacht Club Montecatini del presidente Leo iozzelli germogli e che la piantina
radicatasi nel Circolo Nautico del Mugello del presidente Luigi mercatali cresca sempre più robusta.
Gli altri, quelli bravi, faranno studi, progetti, discorsi, patrocini, celebrazioni, iniziative mirate… Facciano pure, a noi velisti interessano le emozioni, quelle che non si vedono, quelle che porta il vento.
Tiziano Storai