CAMPIONATI DEL MONDO B.S.I.
Ho supplicato il pluricampione Luigi Bertanza di scrivere lui questa volta un articolo, ma niente da fare. Mi toccherà annoiarvi!
Innanzitutto in due parole cos'è il campionato B.S.I.:sono regate di flotta. A bordo delle imbarcazioni ci sono 4 persone: 2 non vedenti e due vedenti. I vedenti sono uno al fiocco e alle regolazioni, e l'altro non può toccare nulla e fa il tattico; i non vedenti manovrano timone e randa.
Questa edizione si è svolta in Nuova Zelanda. Nella nostra categoria B1 c'erano 9 nazioni: Nuova Zelanda, Australia, Usa, Giappone, Francia, Norvegia, Finlandia, Gran Bretagna, Italia.
A fine dicembre ricevo una chiamata da Giulio Comboni:"vuoi venire con noi ai campionati mondiali in Nuova Zelanda?"
Non ci ho proprio pensato. Ho accettato subito, ma poi comìnciarono per me le preoccupazioni.
Leggo il regolamento e scopro che i non vedenti a bordo dovranno essere Luigi al timone, ed io alla randa. Ma io ho sempre avuto a che fare col fiocco… e poi mi dicono “la randa è grossa; ce la farai?” Ma io quasi cedo il posto: di uomini muscolosi ne abbiamo, perchè rischiare?
Ma pare che la sfida più pesa più stuzzichi, sì ma non per me. Così comincio ad andare ancora più assiduamente in palestra per rinforzare schiena e braccia.
Si fanno gli allenamenti al lago ogni settimana con temperature davvero basse.
Conosciamo il tattico,Pierluigi Omboni, proprio simpatico e sembra che lui con i ciechi ci sia sempre andato in barca da quanto è disinvolto. Però per le partenze ha qualche perplessità e allora Giulio organizza due giornate con partenze simulate con boe e barche coinvolgendo volontari e amici.
Lascia il Pier solo in barca con me e Gigi e devo dire che se l'è cavata proprio bene!
E allora si parte, il viaggio è davvero lungo, le ultime ore sembrano eterne.
Arriviamo, ma non siamo stravolti e pensiamo di andare dopo pranzo a vedere le barche, visto che non le conosciamo. Erano tutte schierate sui carrelli nel parcheggio, ce n'erano più di 20 e Giulio dice: “Tutte OK, ma non la numero 2, è proprio brutta!”
Il giorno dopo si fanno le prove e poi il briefing. Il sorteggio della barca per le prime regate,ci assegna la numero 2. Oh ma che fortunati!
Ogni giorno comunque cambieremo barca e allora andiamo dal ferramenta e compriamo di tutto perchè ogni barca è una sorpresa, non si sa mai.
E così arriviamo tardi alla cerimonia di apertura, ognuno vestito a suo modo. Le altre squadre tutte in divisa, e mentre uno sconosciuto sfila con la nostra bandiera, gliela prendiamo di mano e canticchiamo un po' stentatamente l'inno.
Finalmente cominciamo le regate: il vento è poco e salta parecchio quindi anche la sorte ha il suo peso.
Prima regata: ultimi ci dice Pier e Giulio sottolinea:”Sì, ma con distacco!”
Beh, e allora esce la rabbia e il carattere: si cambiano le regolazioni e finalmente anche una brutta barca può camminare, certo non correre e quindi dopo il nono ci prendiamo un quinto e un terzo posto.
Scendiamo a terra e un organizzatore ci comunica una notizia secondo lui pessima: la nostra bandiera è caduta in lago! E noi non possiamo far altro che riderci sopra. La giornata andava dimenticata, e in classifica generale ci troviamo quinti.
Nei giorni successivi il vento aumenta, le cose vanno meglio e cominciamo a risalire in classifica generale, dopo il terzo giorno siamo secondi, ma dopo il quinto giorno di regate siamo primi. Mantenere il primo posto non è stato facile, bastava sbagliare una regata per perdere posizioni. I padroni di casa e i norvegesi erano molto bravi, la sfida era sempre aperta.
Dopo quindici regate ero davvero stanca, anche per la concentrazione da mantenere per tutti quei giorni.
In barca ci siamo divertiti tanto, c'era sintonia e armonia.
Peccato sia finita, dopo un giorno di riposo avrei ricominciato tutto da capo.
Scesi a terra ci aspetta il presidente Alessandro Gaoso con bottiglia di champagne per i festeggiamenti.
Alla sera premiazioni di chiusura e ancora festeggiamenti.
Arrivati a casa, abbiamo continuato! E il nostro Presidente continua a viziarci!
Davvero l'emozione è stata tanta. Ma che bella avventura!
Peccato ci fosse solo un equipaggio italiano, ma i costi erano troppo alti.
Fra quattro anni sarà in Giappone, si vedrà.
Ma il successo è stato anche politico visto che nelle prossime edizioni ci sarà anche la sfida col nostro metodo Homerus a match-race con boe sonore!
Ringrazio ancora il mio equipaggio che ha voluto giocarsi la vittoria portandosi appresso una femminuccia anche un po' scarsa.
Elisabetta Bardella